90 ANNI DI CLINT EASTWOOD
RITRATTO DI UN ATTORE DIVENUTO MAESTRO DEL CINEMA D’AUTORE
“Ciò che mi interessa più di ogni altra cosa nel lavoro e nella vita è la ricerca della verità. Questo percorso mi spinge ancora a dirigere film“ (Clint Eastwood)
È difficile per me condensare in poche pagine un mito come Clint Eastwood. Uno dei maestri del cinema più influenti nella vita di molti che a 90 anni continua a scrivere pagine indelebili. Solo De Oliveira ha fatto film di livello fino a 106 anni.
Clint però è molto di più di un attore e regista. C’è chi preso in prestito il suo nome come idolo (Michael J.Fox in Ritorno al futuro parte III), chi lo ha omaggiato in alcuni film (Casper e il cartoon Rango), chi ha scritto una canzone in suo onore (i Gorillaz), chi ha attaccato al muro i suoi poster con il suo sguardo e il suo ghigno quando faceva il “Monco” (il McCandless di Into the wild, ad esempio). E poi c’è Jim Carrey in “Una settimana da Dio” che si guarda allo specchietto retrovisore e riappare con le sembianze di Clint (vedi qui).
Alla fine del pezzo ci sono alcuni possibili motivi sul perché. Sicuramente l’impatto di questo personaggio sulla cultura odierna è sicuramente alto. Ci sono pochi personaggi dello spettacolo che resistono così tanto tempo nell’immaginario collettivo.
Il 31 maggio 1930 a San Francisco Clint veniva alla luce da una famiglia protestante, con evidenti origini europee: scozzesi, irlandesi, inglesi e olandesi. Insomma un bel mix. Suo padre era operaio in un’acciaieria, sua madre impiegata alla IBM. Suo padre però cambiava continuamente lavoro durante il periodo della Grande Depressione (1929). Eppure a chi gli chiede come ci si sente, risponde: «Da bambino uscivo con mio nonno, che aveva passato gli 80, e mi chiedevo: oh Gesù, ma chi può vivere così a lungo?».
Clint Eastwood continua a girare, a recitare sbattendosene del tempo che passa. “Semplicemente non ci penso al compleanno, però sono orgoglioso di aver saputo controllare il mio destino” – dice fiero in un’intervista alla “Stampa”. Nel frattempo sono 66 anni di vita vissuta al servizio dell’arte cinematografica, alla ricerca della verità.
La sua mitologica carriera, prima come attore e poi come venerato maestro di cinema, non è stata tutta rose e fiori. Dapprima il giovane, introverso e timido Clint dovette cambiare una decina di scuole per via del lavoro del padre. Prima di diventare attore fece di tutto: operaio, benzinaio, magazziniere, taglialegna, giocatore di basket (è alto oltre 1.90 metri). Il buon Clint con le donne era tutt’altro che timido: ha avuto diverse mogli, diverse relazioni extraconiugali e ben 7 figli avuti da compagne diverse. Tra questi citiamo gli attori Alison (la figlia nel film “Il corriere”) e Scott che ha mosso i primi passi in “Flags of our fathers” e “Gran Torino”. Adesso convive da 17 anni con la solita donna che per uno come Clint è un record.
Eastwood riuscì a non partire per la guerra di Corea (quella che ha ben descritto nel personaggio del reduce Walt Kowalski di “Gran Torino”), grazie alle sue doti sportive. Organizzava corsi di nuoto e puliva le piscine per le reclute. Durante il servizio militare, conobbe David Janssen (“Il fuggiasco”) che gli propose di andare a cercare fortuna a Hollywood. Fu proprio lì che meditò di diventare un mostro sacro del cinema. Così fece dei corsi di recitazione a Los Angeles e si concentrò sulla futura professione. Prima di allora amava l’arte, ma preferiva la musica jazz (non scordiamoci che Clint è anche compositore).
Ma la carriera di Clint decollò grazie all’Italia. Il suo Paese non sempre lo ha digerito, anzi lo ha spesso boicottato. Il suo primo contratto lo ebbe nel 1954. 75 dollari a settimana. Nel 1959 agli studi Universal lo licenziarono con Burt Reynolds perché “non sapeva recitare”. Ma Reynolds rivelò che alla Universal non piaceva il suo pomo d’Adamo.
Nello stesso anno però partecipò alla serie tv “Rawhide”. Il suo primo western. Lì fu notato da un regista romano che divenne un maestro della settima arte: Sergio Leone. I due, nonostante qualche screzio, si capirono presto. Avevano caratteri simili. A vedere i film di Eastwood regista, si avverte l’influenza di Leone. A tal proposito Clint rivela che “ho imparato da tutti, anche da coloro con i quali non ho lavorato direttamente. Guardavo i loro film e ne assorbivo le idee. Osservi la vita, e impari anche da essa, del resto, no? Alla fine ci si fa un’opinione propria, e si inizia a sviluppare uno stile proprio… Sergio non lo rividi più fino a una cena a Roma, in occasione dell’uscita nelle sale del mio Bird”. L’anno successivo, il 30 aprile 1989, Leone morì d’infarto.
Nel 1964 Clint Eastwood girò il film che lo consacrò: “Per un pugno di dollari”. Interpretava uno straniero senza nome che poi diventerà il Monco ne “il buono, il brutto e il cattivo”. Insieme a un mito come Gianmaria Volontè e un regista ambizioso come Leone. Quest’ultimo avrebbe voluto Henry Fonda, ma poi venne attratto da questo sconosciuto che parlava poco, si spostava lentamente, ma aveva il “fuoco dentro”. Ricorda Eastwood: “Leone credeva, come Fellini, e come molti registi italiani, che la faccia significasse tutto. In molti casi è meglio avere una gran bella faccia piuttosto che un gran bravo attore”.
In più Clint non lo conosceva nessuno. Ma secondo l’attore regista oggi novantenne “Sergio Leone mi ha tenuto a battesimo nei suoi western perché costavo meno di James Coburn: lui venticinquemila, io quindicimila dollari”. L’unico problema è che non aveva mai fumato. L’inizio fu una sorta di calvario per il povero Clint.
Quel film lo consacrò in ogni parte del mondo. Per qualche dollaro in più e soprattutto l’epico Il buono il brutto e il cattivo lo fecero diventare un mito. Non a caso l’Oscar alla carriera a Ennio Morricone fu consegnato proprio dall’amico Clint.
Eastwood si guadagnò la fama di grande attore western: la sua espressione indecifrabile, il suo sorriso sottinteso, la sua comunicazione verbale ridotta al minimo, lo avevano reso un’icona. Nella sua carriera ha vinto 5 Oscar, di cui 2 come miglior regista: nel 1993 per Gli spietati e nel 2005 per Million Dollar Baby.
Fu bollato dagli americani come legnoso, monocorde, inespressivo e poco carismatico. Fu proprio allora che Sergio Leone coniò il famoso detto: “Clint Eastwood è un attore che ha due espressioni: una con il cappello e una senza”.
Da allora ha cambiato pelle continuamente, ha saputo continuamente reinventarsi, grazie al lavoro ha sempre avuto disciplina e capacità di adattamento non comuni a tutti. Ha saputo perfino superare la prova del mito lavorando duramente. Pochi mesi fa continuava a lavorare come se nulla fosse per finire “Richard Jewell” mentre agli studi Warner imperversava un incendio. Tutti erano stati evacuati, tranne lui (leggi qui). Nel suo vocabolario non esiste la parola pensione. “Amo lavorare e non vedo perché dovrei fermarmi” – ha recentemente dichiarato.
E’ stato accusato di essere un reazionario sia da sinistra sia da destra, in realtà è sempre stato un indipendente, seppur dichiaratamente libertario e repubblicano. L’attore non si considera comunque un conservatore (è infatti di idee piuttosto progressiste per quanto riguarda i temi etici). E’ contrario ad ogni forma di aumento della tassazione e della spesa pubblica, a quello dei diritti civili, che lo vede favorevole ad eutanasia (ricordate Million Dollar Baby?), nozze gay e aborto. In politica estera si dichiara isolazionista, sostenendo che «gli Usa non dovrebbero esportare la democrazia in paesi che possono vivere in pace solo sotto dittature». Cosa che gli ha procurato diverse frizioni con il partito repubblicano (specie ai tempi di George W Bush ai tempi dell’invasione dell’Iraq). Oggi è un sostenitore di Trump, pur non condividendo totalmente i suoi atteggiamenti.
Dal 1968 la carriera di Clint attore decollò: all’attivo diversi western, i film dell’ispettore Callaghan (negli anni Settanta) e tanti altri. Negli anni 80 ci fu una lieve flessione, ma nel 1988 “Bird” segnò l’inizio della sua carriera di venerato regista d’autore.
Intraprenderà anche la carriera politica diventando sindaco della città di Carmel-by-the-Sea, in California, ma la sua rivincita cinematografica avvenne all’inizio degli anni Novanta che per Clint sono stati oro.
I primi a scoprire e ad apprezzare il regista Clint sono stati gli europei (Italia inclusa). L’America, prevalentemente per vecchie ruggini politiche, dopo averlo quasi disintegrato, cominciò a capire il suo valore verso la fine degli anni 90. Dal 1992 con Gli Spietati (4 Oscar tra cui miglior film e regia), raramente ha sbagliato un colpo. 1993 Nel centro del mirino, 1993 Un mondo perfetto (film che vanta un finale unico dove emerge tutta la critica all’America), 1995 I ponti di Madison County, 1997 Potere Assoluto, 1997 Mezzanotte nel giardino del bene e del male, 1999 Fino a prova contraria.
Tuttavia il grande pubblico lo consacrerà come raffinato e maturo maestro di cinema dal 2003.
La trasposizione cinematografica di “Mystic River” di Dennis Lehane gli fruttò 2 Oscar (Robbins e Penn, migliori attori). Un’autentica lezione di vita. Senza dubbio il suo film migliore dove mostra tutta la sua poetica e la sua immensa umanità con una regia asciutta e sobria. Finora è l’unico regista che ha trasmesso al mondo intero cosa significa subire la pedofilia durante l’adolescenza. Quella celebre immagine del ragazzino che viene fatto salire sull’auto è rimasta impressa nella vita di molti cinefili/spettatori.
Eppure fu girato in appena 39 giorni con un budget ridotto (appena 30 milioni di dollari). La Warner voleva spendere il meno possibile. Clint ebbe un lungo braccio di ferro con la major per girare a Boston (costava di più) per mantenere più realistica l’ambientazione del racconto.
Dopo Mystic River, arriveranno solo capolavori o grandissimi film: Million Dollar Baby (altri 4 Oscar tra cui miglior film e regia), Flags of our fathers, Lettere da Iwo Jima, Changeling, Gran Torino. Questo capolavoro venne annunciato come l’ultimo film da attore di Clint. Correva l’anno 2008.
Fortunatamente non era vero. Dopo le regie di Invictus, Hereafter, J Edgar e il poco ispirato Di nuovo in gioco (dove recita ma non dirige), a 80 anni suonati si raffina e inizia un nuovo ciclo di pellicole sugli eroi inascoltati e boicottati dal suo Paese. Persone spesso invisibili, che hanno fatto del bene, ma che non tutti hanno capito. Eastwood negli ultimi 10 anni sta facendo capire all’America cosa significa lavorare controcorrente contro l’opinione dominante. Personalmente credo che il coraggio di questo regista sia veramente tanto. Secondo Clint, il politicamente corretto è un male. “L’era politicamente corretta in cui ci troviamo non sta facendo bene a nessuno. Sta indebolendo la società. Le persone non dovrebbero prendersi così seriamente. Sono fortunato di essere cresciuto in un’epoca in cui tutti scherzavano su tutto”.
Iniziò così a fare biopic poco convenzionali che si esprimono con ferocia su un’America che non riconosce più. Ed ecco il militare e cecchino Chris Kyle (American Sniper), il pilota Chesley Sullenberger (Sully), i soldati Stone, Sadler, Skarlatos che sventarono un attentato terroristico sul treno Amsterdam-Parigi (Ore 15.17- Attacco al treno). Quest’ultimo è stato uno dei suoi film peggiori da regista (non lo dico solo io).
Eastwood ne era consapevole. Nel 2018, con coraggio da leone, l’annuncio: Eastwood tornerà a recitare e a dirigere un nuovo film. The Mule o, se preferite in italiano, Il corriere. La storia vera di un più che ottantenne Leo Sharp che divenne un insospettabile “mulo” per il cartello messicano della droga. Un altro film straordinario.
La sua ultima opera da regista è uscita in Italia a gennaio, poco prima del Covid 19, e si chiama Richard Jewell. La storia di una guardia della sicurezza che scongiurò l’attentato del 1996 alle Olimpiadi di Atlanta. Venne ingiustamente accusato dal Governo americano e dai media di essere l’attentatore. Con una ferocia inaudita.
I film di Eastwood regista hanno diverse abilità: sono spesso storie vere, fatte di emozioni sincere tanto che sembra di non avere uno schermo che ci frappone quando si guarda. Spesso è il cuore a comandare i film di Clint. Questo è il segreto della sua longevità artistica e dell’amore che persone di tutto il mondo (me compreso) ripongono nella sua innata classe. Cinema classico, senza troppi fronzoli ed effetti speciali, ma capaci di arrivare al cuore. Come Ramon in “Un pugno di dollari”.
Prendete l’angosciante e lancinante urlo di dolore di Sean Penn in Mystic River quando scopre che gli hanno ucciso la figlia, la pistola con le dita con il consueto ghigno nei confronti dei bulli in Gran Torino, l’umanità di Nelson Mandela in Invictus, la paura nel volto della madre Angelina Jolie in Changeling quando non trova il figlio in casa, l’adrenalina che scorre sul volto di Bradley Cooper in American Sniper quando sta per sparare, il leggendario finale e la storia di amicizia tra il bambino e Kevin Costner in Un mondo perfetto, la rivalsa sportiva di Hilary Swank in Million Dollar Baby, la constatazione di esser stato un idiota nel volto del protagonista de “Il corriere”. Potrei continuare, ma mi fermo qui. Tutti questi personaggi sono scolpiti nella memoria dei cinefili, ma anche in quelli che non conoscono il cinema.
Come ha detto Andrea Scanzi del “Fatto Quotidiano”, grande ammiratore di Clint, “basteranno cinque minuti di qualsivoglia suo film, magari ripescato nei momenti di massimo sconforto, e fuori sembrerà piovere meno forte. Che è poi uno dei compiti dell’artista: far sentire meno soli coloro che ad esso si aggrappano”.
Ah dimenticavo. Tanti auguri intramontabile Clint. E continua ancora a sorprenderci e a deliziarci con nuovi capolavori.
Qui la filmografia di Clint Eastwood attore
Qui la filmografia di Clint Eastwood regista
I 5 migliori film di Clint Eastwood attore (ma non regista)
Fuga da Alcatraz
Il buono, il brutto e il cattivo
Per un pugno di dollari
Per qualche dollaro in più
Nel centro del mirino
I 5 migliori film di Clint Eastwood regista
Mystic River
Million Dollar Baby
Gran Torino
Un mondo perfetto
Potere Assoluto
I film di e con Clint Eastwood che abbiamo recensito su Il Becco:
La trilogia del dollaro
Il buono, il brutto e il cattivo: Leone ancora al cinema
Per qualche dollaro in più ancora al cinema
La trilogia del dollaro di nuovo al cinema
Immagine da www.wikipedia.org
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.